venerdì 12 ottobre 2012

Perché scegliere un microinverter al posto di uno tradizionale?

Il microinverter è un dispositivo elettronico che sostituisce totalmente gli inverter tradizionali. All'atto dell'installazione in cantiere, esso viene collegato alla struttura di fissaggio dei moduli fotovoltaici e opera la conversione della corrente, da continua ad alternata, in modalità digitale, subito in uscita dal modulo stesso. Un impianto di questo genere è quindi tutto già in corrente alternata, similmente a un normale impianto elettrico. Indipendentemente dalle dimensioni o dalla potenza, l'impianto fotovoltaico a microinverter ha sempre lo schema di una semplice spina di pesce, costituita da una dorsale principale nella quale confluiscono, collegate in parallelo, tutte le diramazioni che vi portano la corrente alternata proveniente dai moduli del campo fotovoltaico, ciascuno dei quali lavora in perfetta integrazione con il suo microinverter. La dorsale è composta da uno o più cavi di adeguata sezione e portata, che progettisti e installatori scelgono sul mercato a loro piacimento e posizionano con la massima flessibilità in base alle esigenze del sito e all'ottimizzazione complessiva. Le diramazioni, cioè i cavi che dal microinverter portano la corrente alternata alla dorsale, sono solitamente fornite dai produttori già pronte per un'installazione rapida e senza rischi di errore. Il portfolio di Enphase Energy, uno dei maggiori produttori di microinverter presenti sul mercato, per esempio, comprende il sistema di cablaggio proprietario Engage, che è di tipo "plug and play", rispetta gli standard  per l'installazione all'aperto ed è già dotato di connettori integrati. Una singola diramazione di Engage è in grado di supportare fino a 4,4 kW monofase. Il dimensionamento esatto può essere fatto direttamente dall'installatore in cantiere, tagliando il cavo alla lunghezza desiderata senza necessità di particolari attrezzature. Il collegamento in parallelo delle diramazioni alla dorsale è anch'esso molto flessibile e non ha vincoli di posizionamento. Solitamente in quel punto si installa un sezionatore magnetotermico (di modello e dimensioni opportuni) per ulteriore protezione.

Grazie ad una struttura così essenziale, aperta e flessibile qual'è la spina di pesce, la progettazione di un impianto fotovoltaico a microinverter è notevolmente semplificata: non è necessario usare software particolari per dimensionare le stringhe; non bisogna studiare la struttura ottimale dei cablaggi in base ai molteplici vincoli e alle esigenze di sicurezza; non va adottato alcuno degli accorgimenti tecnici necessari, invece, per le elevate tensioni continue. Non sono richiesti quadri di campo o altri dispositivi. Il locale tecnico per ospitare i trasformatori, previsti dalla normativa quando si lavora in media-alta tensione, è comunque meno complesso rispetto al locale necessario per gli inverter tradizionali, ha dimensioni più contenute e non necessita di climatizzazione. Progettisti e architetti possono, inoltre, dar spazio alla loro creatività con soluzioni tecniche, compositive e, perché no, anche estetiche prima impensabili. Non sussistendo il problema della limitazione di corrente tipica dei collegamenti in serie (detta anche "effetto domino" o "effetto albero di Natale"), negli impianti a microinverter è possibile utilizzare di più e meglio le falde dei tetti e ogni altra superficie esposta, installando moduli fotovoltaici con qualunque combinazione di inclinazione e orientamento e con ampio assortimento di marca, tipo, età. Inoltre, nel momento in cui si dovesse sostituire un modulo guasto con uno nuovo e più performante, quest'ultimo lavorerebbe al massimo delle sue prestazioni. L'insieme di tali semplificazioni, da un lato si traduce in un risparmio dei tempi e dei costi di progettazione (stimato dagli operatori nell'ordine del 15%); dall'altro dà maggior garanzia di ottenere un impianto ottimale, capace di elevate prestazioni.

Anche il lavoro di cantiere risulta facilitato. Agli installatori non è richiesta la certificazione necessaria, invece, per chi opera con corrente continua. Le modalità di installazione del microinverter variano ovviamente in base al tipo di impianto. Solitamente però questo apparecchio viene fissato sui medesimi profilati metallici che supportano i moduli fotovoltaici. Nel caso, per esempio, del microinverter M215 di Enphase, lo strumento è dotato sulla parte superiore di una staffa metallica modulata, che consente di inserirlo nello spessore dei profilati e lo mantiene in posizione parallela ad essi. Il fissaggio si effettua stringendo un solo bullone, introdotto lungo un'asola appositamente sagomata a "S". I collegamenti, sia al modulo fotovoltaico (lato CC) sia al cavo Engage (lato CA), avvengono utilizzando le tre terminazioni già predisposte, con innesti che non ammettono errore. Assai semplice è anche l'operazione di installazione del gateway di comunicazione Envoy (sul quale si basa il sistema di monitoraggio), che non richiede ulteriori cablaggi.

Credi che possa essere utile introdurre nelle scuole superiori una materia che si chiamerebbe "Educazione al Risparmio Energetico" al fine di informare i ragazzi in merito all'uso consapevole e responsabile anche dell'energia prodotta da fonti rinnovabili?