venerdì 21 ottobre 2011

Niente Ici per i mini impianti fotovoltaici

Gli impianti di piccola dimensione posti su lastrici solari ad uso familiare non rientrano nell'ambito della tassazione Ici mentre per i Parchi fotovoltaici occorre distinguerli a seconda che possano qualificarsi come beni mobili o immobili. E' quanto emerge da uno studio del Consiglio nazionale del Notariato, dello scorso mese di agosto, concernente la qualificazione civilistica e fiscale degli impianti fotovoltaici. In ambito Ici la distinzione tra piccoli e grandi impianti fotovoltaici può costituire un elemento utile ai fini della qualificazione dell'impianto quale bene mobile o immobile. Lo studio distingue le centrali fotovoltaiche dagli impianti fotovoltaici di piccole dimensioni, in isola o connessi in rete. Secondo tale distinzione gli impianti di piccola dimensione posti su lastrici solari ad uso familiare non rientrano nell'ambito della tassazione Ici, mentre per l'insieme di generatori di grandi dimensioni in grado di produrre un'elevata quantità di energia si pone il problema della corretta qualificazione come beni mobili o immobili. Lo studio prende a base di analisi, ovviamente, l'articolo 1 comma 2 del decreto legislativo 504/92 il quale enuncia a titolo di presupposto essenziale ai fini della tassazione Ici, il possesso dei fabbricati. Per fabbricato si intende l'unità immobiliare iscritta o che deve essere iscritta nel catasto edilizio urbano. L'analisi del Notariato fa notare che la nozione catastale di immobile suscettibile di attribuzione di rendita è più ampia di quella di fabbricato ricomprendendo in detta nozione anche le costruzioni stabili di qualunque materiale costituite (articolo 4 rdl 13 aprile 1939 numero 652). Non possono essere considerati beni immobili e quindi non sono assoggettabili ad Ici quali fabbricati, i manufatti che non sono compenetrati al suolo in modo da realizzare un unico bene complesso, ma che possono essere separati senza perdere la loro funzionalità. Pertanto per gli impianti fotovoltaici di piccole dimensioni la connessione al suolo non sembra produrre un cd. bene integrato in quanto i pannelli solari anche se incorporati al suolo possono essere smontati e riposizionati in altro luogo senza perdere la loro autronomia funzionale, non c'è quindi un'unione dell'impianto al suolo che giustifichi  la qualificazione come bene immobile anziché mobile. Anche l'Agenzia delle entrate ha precisato che tra suolo e impianto non vi è la connessione e integrazione funzionale, in quanto l'impianto fotovoltaico è costituito da pannelli solari che possono essere agevolmente rimossi e posizionati altrove mantenendo inalterata la loro funzionalità. Per gli impiantii fotovoltaici di grandi dimensioni l'Agenzia del Territorio (ris. n. 3 del 6/11/2008) precisa che i pannelli fotovoltaici posizionati permanentemente al suolo sono assimilabili alle turbine delle centrali idroelettriche e che gli immobili ospitanti gli impianti fotovoltaici sono da considerarsi unità immobiliari e qualificabili come categoria D/1 (opifici) e, nel calcolo della rendita catastale, devono essere inclusi i pannelli fotovoltaici e quindi essere assoggettati ad Ici. L'incentivazione al ricorso e alla produzione di energia da fonti rinnovabili costituisce uno dei temi centrali della politica internazionale e comunitaria in materia di protezione dell'ambiente. Il Notariato ritiene quindi necessario un coordinamento tra le diverse tesi del Territorio e delle Entrate in merito alla corretta qualificazione degli impianti fotovoltaici, e in attesa di ulteriori chiarimenti ministeriali si ritiene che non sempre per tali beni si verifica quell'integrazione al suolo come nel caso di centrali termoelettriche, realizzando così un bene complesso; sarà quindi probabilmente necessario verificare la grandezza e la portata degli impianti ai fini di un corretto accatastamento e tassazione ai fini Ici degli stessi.

giovedì 20 ottobre 2011

Qual'è il costo di un impianto minieolico?

I costi di installazione di impianti minieolici variano certamente molto a seconda della tipologia e del luogo in cui andranno ad operare. In generale, si può stimare tra i 3000 e i 5000 euro il prezzo finale al kW di un impianto di potenza compresa tra i 5 e i 20 kW. Ovviamente, essendoci componenti fisse indipendentamente dalla taglia, il costo a kW sarà proporzionalmente maggiore per gli impianti piccoli che producono meno. Altre variabili da tenere in considerazione, la vita media delle apparecchiature che si aggira intorno ai 20 anni e le spese: tra manutenzione e costi di esercizio occorre mettere a budget circa 250 euro all'anno.

martedì 18 ottobre 2011

Com'è fatto un impianto minieolico?

Anche se in Italia esistono casi pionieristici di impianti minieolici fai da te, normalmente i produttori presenti sul mercato offrono soluzioni a pacchetto, che non si limitano alla sola vendita o all'installazione, ma comprende anche le fasi di analisi del sito e dell'analisi costi-benefici. In genere, gli impianti adatti a usi domestici o per utenze agricole (agriturismi) hanno pale di diametro compreso tra 1 e 10 metri e piloni di sostegno tra i 10 e i 20 metri, anche se non mancano soluzioni più ridotte installabili direttamente sul tetto. Gli impianti ad asse orizzontale, parenti in scala ridotta dei grandi mulini a vento che compongono le centrali eoliche, sono in genere i più diffusi. Anche gli impianti ad asse verticale stanno ritagliandosi spazi di mercato, ma in genere con prezzi medi più elevati. Per la connessione finale alla rete elettrica il sistema deve comprendere, oltre al palo di sostegno e al rotore, altri meccanismi indispensabili. Le pale sono, infatti, generalmente fissate a una gondola che completa la turbina contenendo le apparecchiature di trasmissione del moto da queste al generatore elettrico. Un sistema di inverter, infine, consente che l'energia prodotta dall'impianto si adatti alle caratteristiche di quella presente in rete. A ciascuno, quindi, la sua soluzione. Di certo, siamo alla fine di una fase pionieristica e per vedere il minieolico sfondare davvero servirà ancora qualche tempo, come confermato dal fatto che non più di due anni fa in Italia si arrivava a stento a una cinquantina di impianti di questo tipo. Gli operatori ci credono, se è vero, come sostiene l'associazione che raggruppa i maggiori produttori del settore (Anev), entro il 2020 si potrebbe arrivare a una produzione di 1 GW.

domenica 16 ottobre 2011

Come scegliere un impianto minieolico?

Prima di scegliere l'impianto più adatto alle proprie esigenze, vanno chiarite alcune cose. Un impianto minieolico è costituito da una tecnologia sofisticata sulla quale non ha senso investire senza conoscere l'ambiente entro il quale la si vuol fare funzionare. E', quindi, essenziale una verifica preliminare dei fattori ambientali, primo fra tutti la presenza e la continuità del vento. Normalmente, infatti, un impianto domestico inizia a reagire e ad essere funzionale con intensità di vento superiore ai 10 km/h, che può essere considerato il punto di partenza con il quale le pale del generatore, iniziando a muoversi, producono energia elettrica. Un piccolo impianto in un luogo in cui il vento ha intensità relativamente trascurabili, quindi, è in grado di produrre modeste quantità di energia. Per avere un parametro più stabile e iniziare a pensarci, si può considerare un buon inizio un valore di almeno 35/45 km/h, intermedio tra brezza tesa e fento fresco nella scala di Beaufort che classifica i venti. Questa è la velocità ideale: quelle maggiori non portano a rese proporzionalmente più alte, in quanto solitamente gli impianti domestici si arrestano automaticamente per non subire danni quando il vento è troppo forte. E' quindi fondamentale essere consci del sito dove si vuole realizzare l'impianto, che deve garantire un'adeguata copertura ideale di vento per un numero sufficiente di giornate durante l'anno, in modo da giustificare l'investimento iniziale. Il parametro per farlo è solitamente la "velocità media su base annua", da valutare nel punto esatto nel quale si vuole realizzare l'impianto. Una velocità media annua superiore a 16 km/h è, in genere, la soglia minima per considerare un sito remunerativo e in Italia queste condizioni sono indicativamente favorevoli lungo le coste, in montagna e in molte aree anche interne del centro sud, della Sardegna e della Sicilia.

martedì 11 ottobre 2011

Accesso agli incentivi del IV Conto Energia solo via web

L'ultima versione del Conto Energia prevede che la procedura per accedere alla tariffa incentivante debba essere fatta obbligatoriamente online. Ecco come accedere alle agevolazioni senza commettere errori. Tra le novità che il IV Conto Energia ha introdotto nell'erogazione degli incentivi per gli impianti fotovoltaici, ce n'è una che vale la pena di non dimenticare: ai sensi del DM 5/5/2011, l'invio delle richieste di incentivazione deve avvenire esclusivamente per via telematica. Ma prima di addentrarci nell'iter da seguire per attivare la procedura, e quindi per accedere alla tariffa incentivante, vale la pena ricordare quali sono gli impianti interessati dal IV Conto Energia. Si tratta di quegli impianti entrati in vigore dopo il primo giugno del 2001 - ad esclusione di quelli che accedono ai benefici previsti dalla Legge 129/2010 - e che rientrano nelle seguenti categorie:

  • impianti su edifici, o altri impianti (Titolo II del DM 5/5/2011);
  • impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative (Titolo III);
  • impianti fotovoltaici a concentrazione (Titolo IV).
Per quanto riguarda i grandi impianti, si ricorda che quelli entrati in esercizio dopo il 31 agosto 2011, devono essere iscritti al registro in posizione tale da rientrare nei limiti di costo previsti dal DM 5/5/2011.

Tornando alla procedura telematica, si diceva che il tutto deve essere fatto online; a tal proposito si consiglia di utilizzare una connessione ADSL - le operazioni di inserimento richiedono, infatti, il caricamento di fotografie e documenti - e di tenere in debita considerazione che l'applicazione web del GSE è stata ottimizzata per un utilizzo con browser Internet Explorer 6.5 o superiori. Il cuore della richiesta di incentivazione è costituito da tre modelli, che dovranno essere debitamente compilati e quindi caricati sull'applicazione web. Sono:

  • la richiesta di concessione della tariffa incentivante;
  • la scheda tecnica finale d'impianto;
  • la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.
Per compilarli, occorre conoscere dettagliatamente le caratteristiche dell'impianto, senza dimenticare di tenere a portata di mano i dati anagrafici del responsabile dell'impianto.

Credi che possa essere utile introdurre nelle scuole superiori una materia che si chiamerebbe "Educazione al Risparmio Energetico" al fine di informare i ragazzi in merito all'uso consapevole e responsabile anche dell'energia prodotta da fonti rinnovabili?